Ed ecco l’illustrazione dedicata a Emily Dickinson e alla sua traduttrice, la mia Direttora della Rivista Intelligente Giovanna Nuvoletti
Giovanna ci ha così raccontato il suo incontro con Emily:
“Non ricordo se si trattasse di un articolo del New Scientist oppure di un testo evoluzionistico di Stephen Jay Gould, ma so per certo che il mio primo incontro con Emily Dickinson fu in ambito scientifico. Era un suo distico, messo dall’autore, come incipit, a una interessante riflessione sulla mente umana e i suoi processi di conoscenza. Restai fulminata dai due versi, colmi di bellezza e sapere. Una poeta pensatrice. Questa è grande come Dante, mi dissi. Erano i primi anni ’90, allora collaboravo, su temi di divulgazione scientifica, con diversi quotidiani e periodici. Di scienza, e di epistemologia, qualcosa capivo – ma anche di poesia. Ho letto e studiato tutta la poesia italiana del ‘900. Ho subito sentito che io quel genio dovevo tradurla – anche perché, ai tempi, ne circolavano versioni italiane magari ricche di cultura, ma prive di poesia. Emily necessitava di qualcuno che fosse per lei come Marchesani per Szymborska – e tale sarei stata io. Il mio progetto: tradurre davvero in ITALIANO. Un italiano reale, leggibile, musicale. Offrire testi che portassero nella nostra lingua il canto possente e ironico della mia amata. La sua sintesi, la sua ritmicità. Che dessero piacere nella lettura, che trascinassero il lettore. La lingua italiana, rispetto all’inglese/americano, offre occasioni di operare sintesi molto diverse, e la sintassi permette giochi diversi – e le assonanze ingannano facilmente. La metrica è molto differente. E così via. Quindi, ho allungato le frasi quando vi sono stata costretta, per non arrivare a suoni troppo rocciosi per il nostro orecchio. Ho abbreviato, astuta, dove l’italiano lo permetteva. Ho adattato, sempre cercando di esprimere la sua vera voce, il suo intento profondo, il suo pensiero altissimo.
Mi sono fornita delle poesie complete nella edizione originale di Thomas Johnson, e di tutti i libri su Lei che sono riuscita a scovare. Parecchi buoni vocabolari – e ogni tanto, se sospettavo di averla capita a rovescio (E. sa essere davvero oscura), la consultazione con una giovane americanista ben preparata. Ecco, ora sono convinta di averlo realizzato, per almeno 184 delle 1.775 poesie di Dickinson, lo scopo folle e arrogante che mi ero data. Per alcuni anni io e Lei ci siamo date del tu, conosco i suoi amori segreti, ho letto le sue lettere, ho odiato chi, traducendola, travisava il suo cuore. Sono sta sua complice, allieva, sorella. Emily è immensa sempre: quando scruta gli abissi della mente, quando sfida dio e la morte, quando interroga la natura, quando, con parole celate ma non troppo, confessa una passione. Ma lo è anche se scherza e gioca, componendo un bigliettino in accompagnamento a un regalo. Voglio farvela conoscere in tutti i suoi aspetti.”
Giovanna si riferiva a questa poesia – letta stasera nel nostro salotto La finestra sull’anima da una Simona Garbarino con una sensibilità interpretativa allo zenit – che qui vi trascrivo nella traduzione di Giovanna:
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Il Cervello è più largo del cielo –
perché – avvicinali
il primo contiene il secondo ampiamente
e anche Te – lì vicino.
Il Cervello è più fondo del mare
perché – paragonali – Blu con Blu –
il primo assorbe il secondo
come Spugna un Catino.
Il Cervello ha il peso di Dio
perché – tu soppesali – grammo a grammo –
se sono diversi sarà –
come Sillaba e Suono.
Descrizione dell’immagine.
Sono i primi quattro versi che mi hanno suggerito l’immagine che vi propongo, un cervello che contiene un cielo con nuvole che paiono la schiuma del mare. Tra questa spuma un uomo, completamente vestito, calzoni scuri, tenuti su da bretelle, e arrotolati al fondo sui piedi scalzi. La camicia è stazzonata (come la sua vita, forse), le spalle sono voltate a noi che lo osserviamo, le braccia intrecciate dietro, i piedi affondati in queste nuvole-onde. non vediamo il suo volto, ma ne intuiamo la perplessità di fronte alla vastità di un qualcosa che non ha scelto, ma in cui si è trovato; qualcosa il cui mistero gli sfugge eppure – in certi attimi improvvisi – ne intuisce la grandezza e la profondità. Egli ne fa parte, è compreso in questo mistero insondabile. E’ la creatura di una scintilla la cui provenienza ignora ma intuisce (o almeno, talora, si illude di farlo).
Nella parte superiore del disegno, a destra c’è la strofa originale di Emily:
The Brain — is wider than the Sky —
For — put them side by side —
The one the other will contain
With ease — and You — beside —
In basso a sinistra la traduzione di Giovanna Nuvoletti:
Il Cervello è più largo del cielo –
perché – avvicinali
il primo contiene il secondo ampiamente
e anche Te – lì vicino.
C’est tout. E io, stasera, sono felice