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Vetrina video per temi e mostre delle mie opere grafiche. Per le novità, seguitemi sul BLOG e sulla mia pagina Aglaja Grafic Art su Facebook. Per richieste e informazioni, scrivetemi un messaggio 

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FONDALI IMMAGINARI 1 – I disegni di Aglaja per la mostra al Museo del Mare di Genova (settembre 2017)

FONDALI IMMAGINARI 2 – Dalle foto di Adriano Penco ai disegni di Aglaja

SCRITTORI LIGURI – Ritratti immaginari, immaginati da Aglaja – Personale di Aglaja Palazzo Tursi (marzo 2017), Palazzo Ducale (giugno 2017).

COM’È PROFONDO IL MARE – Personale di Aglaja alla Commenda di Prè (settembre-ottobre 2015)

COLOR MOON (L’UNA E LUNE a colori) Quattro quadri (in misura ridotta 20×20) di questa collezione, fanno parte del progetto MOSAIC (2018), una mostra itinerante che ha toccato Padova, Budapest, Venezia e Genova (Palazzo Ducale, Spazio 46)

L’UNA E LUNE (monocromie in blu)

RITRATTI IMPERFETTI (ritratti dei personaggi del mio mondo onirico)

SEGNI SPARSI – disegni vari di Aglaja, molti dei quali presentati nelle due mostre di testi e immagini “Figuriamoci” (museo teatro Movita di Arenzano) e “Tra il dire e il disegnare c’è di mezzo il mare” al museo della Commenda di Genova 2014 )

FIORI DI-VERSI – La fantasmagorica enciclopedia delle piante inesistenti de I Figli di Botanica, alias Enzo Costa (il rimatore) e Aglaja (la disegnatrice) presentata in occasione di Euroflora

ANIMALI VIRTUALI – La fantaenciclopedia degli animali virtuali, immaginata, scritta e disegnata da Enzo Costa e Aglaja presentata nelle due mostre di testi e immagini “Figuriamoci” (museo teatro Movita di Arenzano) e “Tra il dire e il disegnare c’è di mezzo il mare” al museo della Commenda di Genova (2014).

Per scoprire l’attività di Aglaja, come “socia” vignettista di Enzo Costa, potete visitare il SITO DI ENZO COSTA, il suo blogautore C’E’ POST@ PER COSTA su Repubblica Genova e la rubrica DOMENICAGLAJA sempre su Repubblica Genova.

I CALENDARI

VIDEO DEL CALENDARIO 2019

VIDEO DEL CALENDARIO 2018

Per molti anni, il mio socio ed io abbiamo preparato per dicembre un regalo per i lettori del sito: un calendario con gli aforismi di Enzo e le mie vignette ad illustrarli.

Poco alla volta sono “usciti” dalle nostre pagine e sono stati ripresi e pubblicati con sempre maggiore successo.

Qui di seguito c’è la storia dell’ultimo che abbiamo realizzato per il 2015, raccontata dall’allora Direttore di Left, Giovanni Maria Bellu, che pubblicò il calendario sabato 20 dicembre 2014, come inserto del settimanale.


“Le pagine del calendario che trovate nel mezzo di questo numero, sono il tempo che Enzo Costa non ha più. Ci sono arrivate per mail la mattina del 15 dicembre, col consueto messaggio gentile e discreto: «Fammi sapere se lo ritenete adatto a Left». Enzo comunicava così, come nei suoi aforismi: non proponeva, ma suggeriva, poi era l’interlocutore, o il lettore, a dover decidere se entrare nelle piccole stanze che costruiva con le parole. Certo, se entravi non avevi scampo. Non c’erano sconti, indulgenze, possibilità di fraintendimento.Enzo, sovversore dell’ordine semantico costituito, se n’è andato in un attimo, poche ore dopo, per una crisi cardiaca. Il suo ultimo lemma – “Onestà” – era già in pagina e lui aveva appena rilanciato su facebook il lemma del numero in edicola. Alle 16,51 è arrivato un messaggio dalla sua mail, ma non era suo: «Sono Aglaja, devo scrivere quello che mai avrei voluto scrivere: Enzo è morto poco fa. Scusate, non so aggiungere altro». Abbiamo sperato che fosse una specie di scherzo. L’incipit di un messaggio più lungo che si era interrotto. Come se fosse possibile che Enzo, almeno una volta, una sola, non prendesse sul serio il senso delle parole, che ha difeso eroicamente, strenuamente, fino allo sfinimento, per tutta la sua breve vita. Abbiamo insensatamente atteso il seguito, la battuta finale, il graffio. Abbiamo aperto il file del calendario e letto la frase che Enzo ha scritto nella prima pagina: «Ho avuto un incubo: andavo nel futuro con la macchina del tempo, ma poi non ho trovato un posto dove parcheggiarla».

Enzo ci redarguirebbe se provassimo a far passare quella frase come una premonizione. No, non credo proprio che avesse in mente la propria morte. Ha convissuto, come tutta la nostra generazione, con quella dei luoghi dello scrivere: era questa la morte che temeva. Ha sofferto come un lutto la chiusura de l’Unità, salendo subito dopo – generosamente, gratuitamente – su questa barca fragilissima. Anche per questo lo sentiremo al nostro fianco fino all’ultimo colpo di remi“.

GIOVANNI MARIA BELLU