Questa è la poesia inedita – letta da Simona Garbarino nella seconda serata dedicata dal nostro salotto poetico “La finestra sull’anima” a Beatrice Zerbini – che ho scelto di illustrare:
Gli occhi azzurri non mi amano,
sono stata amata da occhi neri,
da occhi marroni e tabacco.
Solo quattro volte
da occhi verdi, anche se molto
e con le striature gialle
che hanno i gatti
dei divani.
Sono stata amata
da occhi ipermetropi, astigmatici, strabici,
miopi il più delle volte.
Quasi mai, ma qualche volta sì,
da occhi che ci vedevano bene.
Ma gli occhi azzurri non lo so se sono capaci di amarmi, o se sono capace di amarli io;
se non hanno paura di troppa luce o di molto buio che c’è a volte nei miei.
L’azzurro poi è il vetro sull’anima
e non lo so se per toccarla, quell’anima, ci si debba fare male, tagliare;
non so neppure se si possa toccarla davvero o se si arrivi solo appena al primo strato celeste, alla trasparenza impalpabile e lontana.
Io amo in color nocciola,
o con le palpebre abbassate, se ho paura,
se è molto forte,
se ci sono occhi che mi toccano dentro,
come da dentro,
come a sprofondare in un macero con tutte le braccia.
Io non lo so se l’amore sia davvero cieco e non so nemmeno se sia così importante,
ma ha i tuoi occhi, di sicuro.
Beatrice Zerbini
Il testo parte con una constatazione, che sembra un rammarico: “Gli occhi azzurri non mi amano”. È l’incipit che fa da pretesto per (ri)evocare – attraverso il colore delle iridi e vari difetti di vista – gli sguardi di coloro che l’hanno amata. Ma il ritorno all’iniziale rammarico dà agio all’autrice di passare a un altro tipo di sguardo, quello introspettivo, che si interroga sull’anima che si nasconde in quell’azzurro che si nega (e che si sfugge); domande che procedono attraverso analogie inerenti al vetro (che taglia) e al cielo (trasparente). Poi arriva un altro colore, scuro questa volta, il nocciola dei propri occhi e del proprio sguardo (ombroso e timoroso) rivolto all’amore. Ed è così che si arriva all’essenza della poesia: lo sguardo dell’amore non ha un colore unico, ma quello degli occhi di chi si ama, gli unici che sanno leggerci dentro, gli unici in cui vogliamo sprofondare.
Descrizione dell’immagine.
Il disegno mostra un camaleonte dalle mille sfumature arcobaleno. È posato su un’iride formata da una spirale che racchiude tutte le parole della poesia (tranne il primo e gli ultimi due versi), che si chiude al centro su una pupilla nera. Ho visto, infatti, in questa lirica, una spirale, che è partita da lontano per arrivare al centro, avvolgendosi in se stessa per trovare infine la soluzione. I mille colori del camaleonte rappresentano i colori di tutti gli occhi che si incroceranno con i nostri. Tanti colori che si fonderanno in quello, per noi unico, di chi ci amerà davvero.
In alto a sinistra, il primo verso e il nome dell’autrice:
“Gli occhi azzurri non mi amano”
Beatrice Zerbini
Sotto l’occhio di parole e il camaleonte, al centro, gli ultimi due versi:
“Io non lo so se l’amore sia davvero cieco e non so nemmeno se sia così importante,
ma ha i tuoi occhi, di sicuro.”