Non dormo, maledizione, non dormo.
Miliardi di parole si anagrammano e si ricostruiscono nel mio cervello, cambiando il loro significato e rivelandomi quello nascosto, così come le immagini si disfano e si ricompongono alterate e forse più nitide.
“A tratti” è il mantra inquietante che ripeto e che abbraccia l’intera mia esistenza e il mio presente, risposta univoca a ogni domanda che mi ossessiona, che mi pongo e che mi viene posta.
“Sei felice?” A tratti.
“Sei disperata?” A tratti.
“Vivi?” A tratti.
Nulla mi è chiaro, no, anzi, tutto è chiarissimo, di un chiarore abbagliante, accecante, nel senso che mi faccio cieca per non vedere la verità che conosco e che mi soffoca.
Dormire porta sogni e incubi, ma se i sogni da sveglia fanno male nel loro evaporare, perché illudersi – sapendo che è un inganno della mente – siano veri quelli della notte? E se gli incubi che ti fanno piangere e urlare nel sonno, sono quelli che hai già vissuto e vivi, lasciandoti senza pelle l’anima, perché dormire e rinnovare il dolore?
Non dormo, non dormo, non voglio più dormire. E allora veglio il mio cane e il suo lungo addio, il paso doble verso la fine che vuole danzare con me, compenetrandomi fino all’ultimo del suo amore totale, unico. L’unico.
Non dormo, maledizione, non dormo. O forse sì. A tratti.

Cambierebbe certo direzione al mio rimuginare, ma temo non ne gioverebbe l’insonnia 😉
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ci son passato 😵
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Lo immaginavo 🙂
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leggendolo “attratti”, si potrebbe trovare distrazione nella ricerca del “da cosa”
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