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Terminato il disegno ispirato alla poesia di un autore, Izet Sarajlić, che colpevolmente ho scoperto solo stasera al salotto poetico di Simona Garbarino, La finestra sull’anima.
Ecco il testo:
LA DEDICA alla moglie Mikica
“Ti dedico i miei occhi, le mie labbra, i miei denti.
Le poesie? Che te ne fai delle mie poesie scritte perchè
non sapevo tacere?
Che te ne fai delle mie poesie che non ti possono amare?
Com’è bello che non siamo né uccelli né devoti all’imbrunire
e non abbiamo le ali ma le braccia.
L’ultima cosa che ci attende non può essere la nostra morte,
perché i desideri del nostro sangue da qualche parte devono
continuare.
Tu sei una donna piccola, tu sei una piccola donna, e un immortale agosto ti ha portato nelle mie ballate.
Resta col mio ti Amo che sopravviverà a tutte le mie
lamentevoli nenie, a tutte le mie trasformazioni.
Resta accanto ai miei occhi.
Sopravviveremo a noi stessi, non solo nel tumulo delle
nostre tombe, perchè abbiamo saputo, abbiamo saputo, teneri
e superbi, fuggendo dai coltelli e dalle granate, uccidere gli angeli
in noi, continuando a restare angeli”

Descrizione dell’immagine.
Una via dopo un bombardamento. Ai lati, macerie di palazzi abbattuti, qualche ramo stecchito sembra implorare il cielo. Pochi colori: sfumature ocra come la terra e viola scuro come paramenti a lutto.
In questa desolazione, un uomo e una donna, colorati con le stesse sfumature del desolato paesaggio che li circonda, si abbracciano strettissimo, quasi aggrappandosi l’uno all’altra, i visi nascosti, affondati in questo abbraccio salvifico.
In primo piano, lo stesso uomo e la stessa donna sono persi nel medesimo abbraccio, ma sono colorati con tutte le sfumature del rosso porpora, che li rende ancora più visibili e staccati, nel senso letterale, da terra. Oltre al colore, differiscono dalla stessa coppia in secondo piano per un’importante caratteristica: hanno le ali.
Nel cielo livido che sovrasta la scena, sono scritti gli ultimi versi della poesia (quelli che mi hanno ispirato l’immagine) e il nome del poeta:
“Sopravviveremo a noi stessi, non solo nel tumulo delle
nostre tombe, perché abbiamo saputo, abbiamo saputo, teneri
e superbi, fuggendo dai coltelli e dalle granate, uccidere gli angeli
in noi, continuando a restare angeli”.
Izet Sarajlić
Ai piedi delle figure alate vi è il titolo della poesia: DEDICA alla moglie Mikica.