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Diamoci appuntamento

“Diamoci appuntamento” è un manifesto poetico in tempo di Covid, un invito a ritrovarsi dopo la tempesta, sposando il linguaggio della grazia, della levità, del pensiero fecondo in nome di una nuova possibile prossimità.
I poeti che hanno partecipato all’iniziativa, partita da Vasco Mirandola, sono: Gianluigi Gherzi, Beatrice Zerbini, Simona Garbarino, Giuseppe Semeraro, Vasco Mirandola, Viviane Ciampi, Fabio Franzin, Anna Spissu.
Partiti dalle parole illuminanti di Gianluigi Gherzi, ogni poeta ha cucito parole nuove, parole fertili, parole di speranza. Ciascuno ha poi dato voce al proprio testo ed è stato realizzato un video suggestivo, per la regia e il montaggio di Marco Zuin e la musica di Sergio Marchesini.

Ecco il testo:

Diamoci appuntamento
alla festa delle lucertole,
dei piccoli sentieri,
dei chitarrini,
dei suoni animali
diventati zampogne,
dei paesini che al tramonto
sorvegliano il mare.

Un appuntamento al buio (ché
la luce
la portiamo noi).
Ci riconosceremo dal fiore che sborda dalle pagine di tutti
i libri che ancora
non abbiamo scritto:
siamo quelli con la faccia
viva (ancora),
quelli vivi, scampati,
doppiamente nati.

Io porterò in dote una torta
fatta di crema e tempesta.
Diamoci appuntamento
sulla prima pietra in cui inciamperai:
mi troverai lì, acciambellata,
come un animale ferito e fiero.
Un tasso in smoking aprirà le danze.

Sarà come andare a una festa
la festa piccola di un abbraccio
balleremo al ritmo di due cuori
messi uno nella stretta dell’altro
Ci riconosceremo per qualcosa di banale
per un dettaglio imprevisto
per qualcosa di sbagliato
per qualcosa che ci fa arrossire ancora
eccoci qui
ci stavamo aspettando da secoli
come gli innamorati più vecchi del mondo.

Diamoci appuntamento
all’altezza del cuore
all’inizio di un bacio
quando ancora tutto trema
gli occhi sbalorditi di cielo
le mani pronte a salpare
facciamo un noi inventato
prodigioso
che unisca l’erba al viso umano
le braccia al mondo.

Alla fine di un bacio
diamoci alla gioia – al sesso eretto della gioia –
al cavallo che arriva ci galoppa dentro
tagadà tagadà tagadà tagadà
è un cavallo di cosmiche intese
col corno d’avvenire dentro gli zoccoli
che uccide l’angoscia stordisce il rancore
tagadà tagadà tagadà tagadà
e lontano andiamo.

Lontano da ogni centro,
fra erba e acque,
nella curva di una collina, lungo
gli argini. Fra verde
e azzurro, via dalle piazze
coi bimbi in braccio
le donne belle, sempre,
coi padri e i nonni
in fianco, con le camicie,
i sandali, le scarpe scure
entriamo nel quadro di Pellizza
uniti come non lo siamo mai stati.

In fondo a tutte le storie
c’è un posto dove andare.
Si arriva con i passi veloci del giorno
con le scarpe d’ oro della notte
invitati dal silenzio delle stelle.
Senza timidezza
si apre il sigillo della speranza
che possa volare,
si fa il nome dei padri e delle madri
dei figli che avremo
degli amori palpitanti
di una pace colorata
che sia per noi vivi
più forte di un sogno,
come una bandiera.

Vestirò un mantello rosso
correrò per le strade
e salterò i gradini
e ti stupirai
di vedermi così
acceso in volto
dopo il bianco delle agonie
Diamoci appuntamento
per una festa, ancora.

Ho realizzato due disegni. Uno descrittivo e immaginifico, l’altro un manifesto vero e proprio.
Il primo racconta questo appuntamento.

provvisorio2

Descrizione prima immagine.
Lo sfondo è una discesa tra gruppi di case verso il mare (“paesini che al tramonto/sorvegliano il mare”), che si vede al termine della prospettiva, unito al cielo. C’è un gozzo di pescatori, in fondo. Su uno dei muri delle case giocano due lucertole (“Diamoci appuntamento/ alla festa delle lucertole”). La luce arancio del tramonto uniforma il tutto. Sulla stradina che porta al mare sta correndo un uomo in controluce: sulle sue spalle un mantello rosso svolazzante (“Vestirò un mantello rosso/ correrò per le strade”). Un po’ più su c’è una donna con un bimbo in braccio: è una dei personaggi del Quarto stato, di Pellizza da Volpedo (“coi bimbi in braccio/ le donne belle” (…) entriamo nel quadro di Pellizza”). Poi ho immaginato che alcune parole assumessero vita e, come palloncini sfuggiti di mano, corressero all’appuntamento: due a forma di cuore che si intrecciano (“balleremo al ritmo di due cuori“), uno azzurro per la pace (“pace…/ più forte di un sogno”), uno verde per la speranza (“speranza che possa volare”), uno a forma di fiore (“Ci riconosceremo dal fiore/ che sborda dalle pagine”), uno di cavallo (“è un cavallo di cosmiche intese”), uno come una torta (“una torta/ fatta di crema e tempesta”), uno come il viso di una donna i cui capelli sono tralci di erbe (“un noi inventato/ prodigioso/ che unisca l’erba al viso umano”).
I versi che hanno creato l’immagine sono scritti sui muri, nell’aria, sulla strada.

Il secondo vuole pubblicizzare l’evento

manifesto

Descrizione seconda immagine.
Una cornice rossa racchiude i quadranti in bianco e nero di molti orologi e ruote dentate dei loro meccanismi. Sui quadranti ci sono parole importanti: Poesia, Vita, Amore, Bellezza, Incontro, Festa. Il quadrante che contiene la parola Poesia è rosso.
In una fascia bianca, delimitata da due righe rosse, il titolo DIAMOCI APPUNTAMENTO, dove la lettera “O” è sostituita dal quadrante rosso della Poesia. Sotto, i nomi dei poeti che hanno partecipato all’iniziativa.

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